“Carlo, tu hai veramente qualcosa in più”, disse la maestra, osservando i disegni e rimanendo senza parole.
Dalla più tenera età, Carlo manifesta doti artistiche straordinarie: a cinque anni disegna, dipinge e scolpisce figurine di cartapesta. L’incontro con un pittore locale, Luigi Cariani, è fatale. Grazie a lui, Carlo scopre la malleabilità ed elasticità di un materiale misterioso, a lui sconosciuto prima d’ora: la creta. Si schiude un universo di creatività.
Con la creta, Carlo inizia a modellare i primi personaggi, che poi porta in “scena” in vari spettacoli di burattini per la gioia dei suoi compagni di gioco.
Nell’officina del padre, Valentino, meccanico di biciclette e moto, Carlo rimane affascinato dalla meccanica di pedivelle, rocchetti, catene di trasmissione e congegni frenanti.
Nasce in lui una passione profonda per le possibilità che anche la meccanica e la fisica del movimento possono offrire all’arte. Si accorge, infatti, che quando un personaggio “prende vita”, si “muove”, genera un’emozione più forte rispetto a un personaggio statico.
“È Il movimento a creare emozione”, diventerà negli anni il suo credo.
"L'ignoto è sempre affascinante. È l'alleato naturale della spettacolarità."
CARLO RAMBALDI - Intervista del 12 giugno 2006
"Il mio primo lavoro fu Sigfrido, regia di Giacomo Gentilomo. Era la prima volta che nel cinema italiano si creava un effetto speciale tanto grande."
CARLO RAMBALDI - Intervista del 12 giugno 2006
"Spielberg mi ha detto che voleva una cosa brutta ma innocente."
CARLO RAMBALDI PARLANDO DI E.T.