È il produttore Dino De Laurentiis a chiamare Carlo ad Hollywood per un progetto molto impegnativo: il remake di un classico della storia del cinema americano, “King Kong”.
Carlo aveva visto l’originale, datato 1933, a dieci anni, nel cine-teatro del suo paese, Vigarano Mainarda, rimanendone sedotto. Segno, questo, di un destino annunciato.
Inizia una carriera fulminante, siderale. Con la vittoria dell’Oscar, nel 1977, come migliore effetti speciali, Carlo diventa una star nel suo campo, e immediatamente collabora con tutti i registi più importanti di quegli anni.
Da Ridley Scott (“Alien”, 1979, secondo Oscar per la creazione del celebre alieno biomeccanico), a Steven Spielberg (“Incontri ravvicinati del terzo tipo” e “ET l’extraterrestre”, terzo Oscar per la creazione dell’indimenticabile personaggio), a David Lynch (“Dune”), a Lewis Teague e Steven King (“L’occhio del gatto” e “Unico indizio, la luna piena”), ad Arthur Hiller (“Nightwing”), fino al giapponese Haruki Kadokawa con “Rex”, storia di un cucciolo di dinosauro, l’ultimo effetto realizzato da Carlo.
Al suo rientro in Italia, nel 2001, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha dichiarato: “Carlo ha espresso e fatto conoscere in un campo innovativo il genio creativo degli italiani”.