1957. Roma è la “Hollywood sul Tevere”, la capitale del cinema europeo e, per certi aspetti, anche americano. Impera il genere “peplum”, fatto di mostri, creature fantastiche e mitologiche, “supereroi” palestrati come Ercole, Maciste, Ursus, e fantasmagorici effetti speciali.
Carlo vi si trasferisce, con il suo bagaglio, sebbene limitato, di esperienze nel campo dell’animazione dei personaggi e inizia a muovere i primi passi in un ambiente produttivo frenetico e progressivamente sempre più esigente.
Il suo primo “effetto speciale” è il drago Fàfnir, per il film “Sigfrido e la leggenda dei nibelunghi”. Di fatto, questo primo lavoro gli spalanca le porte del cinema vero, del cinema che conta.
Presto, Carlo diventa insostituibile nella creazione di giganteschi pipistrelli volanti, centauri, meduse, minotauri, piante carnivore, coccodrilli elettromeccanici, ragni, serpenti, etc.
“Se il cinema è già di per se effetto speciale”, dice Carlo, “allora esso ci permette di andare oltre, di amplificare con la tecnologia le possibilità della natura in senso fantastico, creando una realtà irreale e immaginifica”.
Questo è il vero senso del cinema.